Dopo un anno e mezzo di pandemia, come Naturopata, sento la necessità di esprimere il mio pensiero e i miei suggerimenti maturati sugli studi effettuati, sull’esperienza e sulla mia continua ricerca di risposte. Cinque anni fa ho deciso di cambiare vita a seguito di problemi di salute

27/08/2021

RIFLESSIONI DI UNA NATUROPATA SULLO STILE DI VITA

Dopo un anno e mezzo di pandemia, come Naturopata, sento la necessità di esprimere il mio pensiero e i miei suggerimenti maturati sugli studi effettuati, sull’esperienza e sulla mia continua ricerca di risposte.

Cinque anni fa ho deciso di cambiare vita a seguito di problemi di salute che mi hanno fatto riflettere sul mio stile di vita sino ad allora condotto. Ho rivisto alcune mie abitudini quotidiane e, spinta dal desiderio di conoscere e capire, ho intrapreso il percorso di studi in naturopatia che mi ha portato a diventare Naturopata. Oggi esercito questa nuova meravigliosa professione con l’intento di dedicare il mio tempo e le mie energie ad informare e ad aiutare le persone, per quanto nelle mie possibilità, ad intraprendere uno stile di vita più salutare di quello che attualmente il contesto sociale e lavorativo ci impone di seguire.

Ho creato il progetto IN NATURA SALUS perché ho capito e sperimentato in prima persona che, se si riesce ad osservare, comprendere, allinearsi ai ritmi e alla sapienza della Natura – che i nostri vecchi ben conoscevano – si ritrova l’equilibrio ed il benessere, mantenendo la salute nel tempo.

Quello che ho capito e che desidero condividere con te, lettore, che hai scelto di dedicare un pizzico del tuo tempo per leggere questa Pillola di Naturopatia, è che è tempo di riflettere sulle nostre abitudini quotidiane per capire se e dove si sta sbagliando, ne va della nostra salute.

Da subito. Per prevenire la malattia.

Attualmente la scienza afferma che, nella formazione della malattia, l’epigenetica ha un ruolo sempre più importate rispetto alla genetica (dna).

La malattia cioè, non è sempre e solo spiegabile dalla trasmissione dei caratteri ereditari contenuti nei geni che ne sono portatori (genetica), quanto soprattutto da come gli stimoli esterni siano in grado di attivare e far esprimere quei geni (epigenetica).

E’ possibile cioè, per fare un esempio, che nel mio corredo genetico ci sia il gene di una malattia ereditaria che anche mia nonna ha avuto, ma ciò non vuol dire necessariamente che avrò anche io quella malattia in quanto se il gene “non si esprime” ossia rimane dormiente, io posso vivere in salute sino al termine della mia vita.

Perché la malattia si manifesti, il gene deve “essere svegliato” ossia deve esprimersi. Lo stile di vita che scegliamo di condurre è uno dei fattori che può far “svegliare o mantenere dormienti” i geni: cosa e come mangiamo, il livello di stress con cui viviamo le nostre giornate, il movimento quotidiano, la quantità di tossine che entrano e che si producono nell’organismo.

In altre parole, siamo anche noi, con le nostre scelte quotidiane (sono gli stimoli, in epigenetica), che incidiamo sulla manifestazione dei geni e quindi sullo stato di salute o di malattia del nostro organismo.

La domanda che sorge spontanea a questo punto è:

Ma è possibile applicare questo ragionamento anche in tempo di pandemia? Tempo in cui il “nemico” da combattere è all’esterno di noi e non nel nostro corredo genetico interno?

Ebbene si, il ragionamento sullo stile di vita e sulla prevenzione è applicabile anche e soprattutto in tempo di pandemia. Con le nostre scelte di vita quotidiana possiamo influenzare la modalità con la quale “il nemico” può aggredirci e la modalità di reazione del nostro organismo nel momento in cui viene in contatto con il virus.

In questo tempo di pandemia nessun media ha mai parlato di prevenzione, dal momento che si è scelto di impiegare tutte le risorse in misure di “protezione dal nemico”.

Ma ora è urgente parlare anche di PREVENZIONE.

E’ tempo di capire se e come possiamo incidere sulla capacità di reazione del nostro organismo di fronte al “nemico”.

A metà del IX° secolo Luis Pasteur chimico e microbiologo francese, sul letto di morte, disse al suo collega medico Claude Bernard nonché oppositore, che:

“Il microbo è nulla, il terreno è tutto”,

dopo aver trascorso una vita a sostenere il contrario ossia che i microbi, i virus, i funghi devono essere combattuti, indipendentemente dall’ambiente in cui si inseriscono. In sostanza alla fine della sua vita ammise ciò che il suo collega aveva sempre sostenuto.

In sostanza Pasteur ha riconosciuto che il “terreno” ossia l’ambiente del nostro organismo fa la differenza nella genesi della malattia: se è un ambiente in equilibrio esso è inospitale al patogeno e non ne favorisce l’attecchimento, se è un ambiente in squilibrio esso è ospitale al patogeno che vi prolifera intaccando le cellule sane.

In altre parole, se il “terreno” è in equilibrio il microbo non aggredisce o, quantomeno, non aggredisce in maniera severa in quanto l’organismo possiede un sistema immunitario capace di svolgere con successo la sua funzione di difesa.

Ma allora, cosa determina se il “terreno” del mio organismo è in equilibrio o in squilibrio?

Una tra le condizioni più importanti che crea un “terreno” (ambiente) in squilibrio è l’infiammazione di basso grado dei tessuti – low-grade inflammation – che è scientificamente riconosciuta essere la condizione da cui origina la maggior parte delle malattie.

L’infiammazione è un meccanismo fisiologico e rappresenta la naturale reazione del sistema immunitario all’aggressione di un patogeno (nemico) che può essere un virus, un batterio, un fungo o una tossina qualsiasi, con l’obiettivo di annientarlo e di riparare i tessuti lacerati dopo la battaglia. Al termine del combattimento si ristabilisce l’equilibrio e il processo infiammatorio si conclude.

L’infiammazione è paragonabile ad un fuoco che il sistema immunitario appicca per bruciare il nemico. Si pensi per esempio alla febbre: grazie all’azione delle citochine prodotte dalle cellule del sistema immunitario, la temperatura si alza, i tessuti si imbevono di liquidi e arrossiscono, il tutto al fine di rendere inospitale l’ambiente al virus che viene poi ucciso. La febbre è cioè la reazione del nostro organismo per difendersi e disintossicarsi.

L’infiammazione di basso gradolow grade inflammation invece, è lo stato persistente dell’infiammazione nei tessuti, un fuoco basso, lento, continuo, cronico che non termina mai, si tratta di uno stato disfunzionale del sistema immunitario che, essendo sempre attivo, produce costantemente citochine pro-infiammatorie.

I sintomi di un corpo infiammato ad un basso livello sono i più diversi:

  • stanchezza cronica,
  • svogliatezza,
  • poca lucidità e difficoltà di concentrazione,
  • dolori di vario genere: articolari, muscolo scheletrici, mal di testa,
  • acidità di stomaco e reflusso,
  • intolleranze alimentari o a specifiche sostanze,
  • problematiche intestinali quali stipsi o diarrea,
  • dermatiti,
  • e altri sintomi spesso non spiegabili.

Tra le cause dell’infiammazione cronica di basso grado si cita:

  • disbiosi intestinale,
  • stress persistente, emozioni forti e ripetute,
  • aumento di peso, obesità,
  • stile di vita sedentario,
  • tipo di nutrizione,
  • modificazione dei ritmi circadiani (come si vive rispetto alle 24 ore della giornata),
  • malattie.

In questo mix di cause, l’equilibrio della flora batterica intestinale gioca un ruolo primario e centrale nello sviluppo dell’infiammazione di basso grado, dal momento che circa il 70% delle cellule del sistema immunitari risiede nell’intestino (approfondisci).

Come si può notare, la maggior parte delle cause dell’infiammazione cronica sono riconducibili allo stile di vita: come e cosa si mangia, quanto si dorme, il livello di stress e delle emozioni disturbanti, i ritmi frenetici, il movimento quotidiano.

C’è un denominatore comune tra le cause dell’infiammazione: l’enorme quantità di scarti e tossine presenti nell’organismo prodotte dai processi metabolici, ingerite con il cibo, inalate dall’aria o assorbite dalla pelle dai prodotti di igiene e cosmesi.

L’eccesso di tossine così formato non viene adeguatamente espulso in quanto gli organi emuntori che hanno cioè la funzione di depurazione quali: rene, intestino, fegato, polmone, pelle, sono completamente intasati.

Le tossine non espulse vengono parcheggiate nei tessuti in attesa di smaltimento.

Le cellule del sistema immunitario, che sono ubiquitarie, intercettano nei tessuti le tossine che vengono “lette” come corpi estranei, da espellere, come fossero dei veri e propri patogeni, attivando il ben noto meccanismo infiammatorio.

In tal modo si attiva il fuoco lento e sempre acceso per bruciare tutte le tossine presenti e che si depositano continuamente nei tessuti.

Un eccesso di tossine crea un ambiente acido alterando il Ph dei liquidi corporei: le cellule, che sono immerse nei liquidi corporei, entrano così in sofferenza.

E’ come quando si mette in ammollo un indumento nella candeggina per troppo tempo: il risultato è un tessuto sfibrato che ha perso le sue caratteristiche di elasticità, struttura, colore.

Analogamente le cellule che vivono in un ambiente acido, a lungo andare riducono la loro funzionalità e possono morire, attivando processi patologici.

Ci siamo chiesti perché in pandemia una persona che prende il virus è asintomatica o con sintomi lievi mentre un’altra persona si ammala con severe complicanze tali da essere ricoverata?

Fortuna?

No di certo!

La scienza ci spiega che un aspetto determinante, che fa la differenza, è il livello di infiammazione cronica silente preesistente nell’organismo, prima appunto di incontrare il virus. Chi, a contatto con il virus, manifesta sintomatologie importanti e gravi possedeva già un fuoco che bruciava lento da tempo, il virus è entrato come un fiammifero e ha scatenato l’incendio infiammatorio purificatore con la tempesta citochinica, che l’organismo non è più riuscito a domare utilizzando le armi a sua disposizione, manifestando così la gravità dei sintomi.

Se non si interviene a modificare lo stile di vita che riduce la produzione di tossine, e se non si puliscono periodicamente i tessuti con azioni mirate di detossinazione naturale e reset profondo, lo stato infiammatorio cronico non si fermerà. E questo lo sapevano bene i nostri anziani che, al cambio di stagione o nei momenti di malattia, sistematicamente assumevano erbe di campo decotte per purificarsi.

Pertanto, abbiamo due leve a disposizione per riequilibrare il nostro “terreno”, potenziare le difese immunitarie, prevenire le malattie e vivere con energia ritornando a sentirci bene:

  • rivedere alcuni aspetti dello stile di vita e delle abitudini quotidiane, in particolare nutrendoci con cibi antinfiammatori,
  • effettuare una pulizia profonda e un reset periodico delle tossine, con prodotti naturali.

Nella prossima Pillola di Naturopatia parleremo di una pianta molto conosciuta e nota che, se utilizzata in maniera mirata, può svolgere una profonda pulizia e detossinazione dei tessuti, in vista soprattutto della primavera e dell’autunno, momenti in cui il corpo attiva le funzioni di depurazione fisiologiche.

Fonti bibliografiche:

https://www.stefanomanera.it/blog/infiammazione-cronica-di-basso-grado/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7372100/

https://mediccreview.org/wp-content/uploads/2021/04/MRApril2021-suarez-implications-sarsCov2.pdf

https://www.nature.com/articles/s41366-020-0597-4

Se il mio articolo ti è piaciuto, iscriviti alla Newsletter per non perdere le prossime Pillole Settimanali di Naturopatia:

Iscriviti alla Newsletter